Il vino naturale “coltiva la vita”

Il vino naturale? Il parere di Sandro Sangiorgi.

“Boom del vino naturale” è  l’argomento della puntata di Eta Beta, trasmissione di radio Rai, condotta da Massimo Cerofolini.

“C’è una certa tendenza nel mondo del vino il cui obiettivo è volto alla produzione cercando di ridurre al minimo gli interventi umani”.

(A questo aggiungerei, senza dimenticare che il vino, naturale o altro che sia, generi piacere nella degustazione).

Intervistato durante la puntata a proposito dell’argomento vino naturale, questa è la definizione di Sadro Sangiorgi:

“Il vino naturale parte da un principio, che è quello di coltivare la vita.

Dal vigneto fino in cantina.

Ogni intervento deve essere svolto per mantenere l’equilibrio che la natura mette a disposizione dell’uomo”.

Sandro è da sempre un divulgatore della cultura del vino naturale. Direttore della rivista Porthos, (un tempo non solo on-line) e curatore di moltissimi corsi e seminari di approfondimento sul mondo vino.

L’intervista a Sandro, che potrete ascoltare a questo link, chiarisce alcuni punti sul concetto di vino naturale, che spesso appaiono sfuggenti, nonostante l’argomento sia di grande attualità.

Molti anni addietro, mi sono occupata di organizzare un corso di “approccio al vino”, all’enoteca Sirah di Minori,  il cui relatore era proprio lui, Sandro Sangiorgi.

una foto di Sandro Sangiorgi durante il corso a MiniroDurante una delle prime lezioni, Sandro indicò una qualità del vino, cui prestare molta attenzione, ovvero la digeribilità. Un concetto che io stessa fino a quel momento, avevo assolutamente sottovalutato.

Cosa intendeva Sandro con quell’invito a soffermarsi sulla “digeribilità del vino”?

Ne ha dato una risposta molto chiara scrivendo: “il consumatore del futuro prenderà coscienza che il concetto di qualità, non consiste in una semplice e roboante descrizione organolettica, giudicherà la digeribilità, la capacità del vino di servire e di essere ministro della tavola, un’aspirazione tanto naturale quanto alta”.

Questa qualità deve essere valida per tutti i vini e sicuramente per tutto ciò che ingeriamo.

Come non essere d’accordo?

Che poi, ogni tanto, nelle nostre mele coltivate naturalmente, ne troviamo una difettosa, questo ci sta.

😉

 

Torta Caprese: la ricetta

La torta Caprese è un dolce essenziale ma delizioso

La torta caprese è un dolce magico, mi piace perchè è minimal.

E poi vuoi mettere? Non solo appartiene alla tradizione del Sud Italia, ma è anche una torta senza farina.

E regge egregiamente l’abbinamento con un vino rosso.

Potreste proporre una serata piacevole, ad esempio per il prossimo San Valentino, anche solo con questi due elementi:  la torta caprese e una bottiglia di vino rosso.

Che ne dite?

Intanto vi suggerisco la mia ricetta.

Premessa:

Come ben sappiamo, la riuscita della preparazione di qualsiasi ricetta, dipende da ingredienti e dosi, quindi ricordiamoci di fare sempre attenzione ad entrambe le cose.

Per i dolci, in particolare, questa regola è imprescindibile.

La ricetta della torta caprese, che vi propongo, l’ho provata e riprovata moltissime volte, divertendomi a cambiare qualità di cioccolato, oppure a scegliere le mandorle naturali piuttosto che sgusciate, facendo assumere al dolce sempre sfumature diverse.

Le indicazioni che vorrei fornirvi costituiscono la mia base di caprese, ovvero quella a cui sono arrivata con l’esperienza, sottraendo tutte le frivolezze. Così ho capito che imparare la ricetta base risulta necessario, per avere la sicurezza, in seguito, di effettuare  varianti e così personalizzare qualsivoglia preparazione.la caprese di san valentino

Ingredienti:

  • 200 gr. cioccolato fondente
  • 4 uova
  • 200 gr. burro
  • 200 gr. mandorle pelate e tritate
  • 180 gr. zucchero di canna
  • mezzo bicchiere di rhum invecchiato (opzionale)

Procedimento:

Lasciare sciogliere il cioccolato a bagnomaria; e far ammorbidire il burro.

Separare gli albumi e tenerli da parte.

Unire al burro, i tuorli uno alla volta, magari con la frusta e mescolare finchè diventino spumosi.

Aggiungere lo zucchero e il cioccolato, sciolto a bagnomaria, infine le mandorle già tritate.

E’ il momento di montare gli albumi e di unirli al composto: è un’aspetto della preparazione che richiede molta cura e calma, ricordate di mescolare “dal basso verso l’alto” finchè il composto non risulterà cremoso e omogeneo.

Un mezzo bicchiere di buon rhum darà sicuramente un bel profumo al tutto. Qualora vogliate degustare la caprese con un buon vino rosso vi consiglio vivamente di evitare il rhum.

Cottura:

Imburrare una teglia di 24 cm. di diametro.

Infornare, (forno preriscaldato), a 180°  per 30 min. circa, il forno statico andrà benissimo per la caprese.
Ho dimenticato qualcosa? Sì di consigliarvi il vino da abbinare, eccolo: Vigna Piancastelli proposto da si-wine

Piancastelli Pallagrello Nero & Casavecchia Terre del Principe, una scelta che tinge di rosa il tutto.

🙂

Degustazione di vino in… capsule

Vino in capsule

(nel vero senso della parola)

Vino in capsule è la novità. La notizia l’ho letta domenica scorsa su il Sole 24 ore, ma solo oggi ho trovato il tempo di approfondire l’argomento.

Breve premessa: l’evoluzione tecnologica, anche in campo alimentare mi affascina, seppur da amante del caffè non sono sono mai arrivata a comprare una macchina Nespresso. Forse perché vengo da una formazione “classica”.

Infatti in un passato, non molto lontano, a casa mia il caffè si faceva con una Pavoni a braccio, sempre accesa per giunta. E il caffè macinato al momento, manco a dirlo.

Qualche anno prima, mio padre, nei giorni di festa, a fine pranzo posizionava fornelletto e moka a tavola.

Preparava il caffè versandolo nelle tazzine di porcellana, pre-riscaldate-ovvio. Ed era il giusto “fine pranzo”. Ma questa è un’altra storia.

Ritornando ad oggi moltissime persone amano il caffè in cialda, Nespresso e/o compatibili.

Sull’onda di questo successo, l’idea francese delle “capsule per il vino”, o “vino in capsule”.

Si tratta di un’ apparecchiatura per il “servizio del vino a giusta ossigenazione e temperatura.

il vino in capsule di 10VINE
Foto dal Sito di Constance Guisset

Ne eravate a conoscenza?

Piacerà a chi si pone domande come: “qual’è la temperatura giusta di servizio del vino” oppure “quanto tempo di “aerazione” ha bisogno questo vino“?

Ho approfondito per capire come funziona.

Constance Guisset è l’ideatrice di D-Vine, che lei stessa definisce “un nuovo modo di degustare il vino”.

Attraverso un contenitore-capsula, questo dispositivo è in grado di ossigenare e portare il vino alla corretta temperatura di servizio, in un solo minuto.

Nelle capsule l’azienda 10-Vins, ha selezionato, con l’aiuto di esperti diverse tipologie di vino.

Sono in vendita su questo catalogo: www.10-vins.com.

Come funziona?

Il meccanismo è semplice: inserendo uno dei contenitori proposti da 10-vins, la “macchina” riconosce il vino, e lo versa nel bicchiere alla temperatura di servizio adeguata.  Per di più perfettamente “areato”.

Le migliori condizioni per la degustazione del vino.

La grande pecca di questo sistema?

I flaconi di vino in capsula sono da 10cl.

Siete convinti?