Il Tintore di Tramonti tra i vitigni della Doc Costa d’Amalfi.
“Alla scoperta del Tintore di Tramonti e dell’archeologia agricola” è il titolo dell’articolo di Luca Francesconi, artista contemporaneo, che cura la rubrica “Sguardo d’artista” per il Gambero Rosso.
Nell’articolo Luca Francesconi descrive il territorio, fornendo al lettore l’immagine di una costiera ancora inesplorata. Evocando immagini bellissime.
Tra colline e i monti digradanti dal valico di Chiunzi fino al mare di Maiori.
In queste vallate abitano vigneti che con caparbietà hanno sfidato il tempo.
Si tratta di piante ultracentenarie soprattutto della varietà Tintore di Tramonti.
Qui ci sono produttori che hanno saputo valorizzare il vitigno e proporre vini unici a base Tintore.
Il primo, che io ricordi, è stato Giuseppe Apicella con il suo a’ Scippata, (di cui conservo gelosamente in cantina una delle prime bottiglie, annata 2000).
A quell’epoca una giusta intuizione del produttore. Garantisco che allora appena si iniziava a parlare di questo vitigno il Tintore di Tramonti, forse perchè così poco produttivo?
Luigi Reale, dell’omonima cantina, con il suo Borgo di Gete ha dedicato a questo vitigno il vino top della sua produzione.
Il Tintore di Gigino, nelle annate migliori, come la 2010 ad esempio, rivela all’assaggio la sua intensità e complessità.
Originale l’interpretazione di Tenuta San Francesco che con il suo E’ Iss dichiara fin dal nome, (che nel nostro dialetto significa “è proprio lui”), il senso di voler produrre un vino in purezza. L’obiettivo è raggiunto. Infatti all’assaggio il vino esprime pienamente le caratteristiche del Tintore di Tramonti.
Detto ciò è cresciuta fortemente la curiosità di aprire queste tre bottiglie.
Sì mi piace molto l’idea di poter rinfrescare la memoria olfattiva e gustativa a proposito di questo vitigno.
Chi mi fa compagnia?
A presto
🙂
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