Il Fiano di Avellino di Rocca del Principe




Annate pari o annate dispari, qui a Lapio da Ercole e Aurelia, oggi insieme alle figlie, Il Fiano è sempre una conferma!

Anche Lapio, con le sue caratterististiche, è una zona meravigliosa per la coltivazione di questa varietà, lo conferma la ricca presenza di produttori di ottimi vini, non solo di quelli che vinificano in loco, ma anche di quelli, avendone comprese le potenzialità qualitative, possiedono alcuni ettari di vigneto.

Uno dei produttori di Fiano di Lapio è sicuramente Ercole Zarrella,  che con la sua famiglia conduce l’azienda Rocca del Principe.

Ritorno puntualmente da Rocca del Principe molto volentieri, perchè è un  piacere unico, poter ascoltare le storia del Fiano direttamente dai veri protagonisti e soprattutto quando si ha la fortuna di aprire qualche bottiglia di annate più “vecchie” il racconto diventa completo.

Sì, perchè non mi stancherò mai di dirlo è nell’evoluzione che questo vino dà il meglio di sè.


Sia che si tratti del Dop, di cui oggi Ercole e Aurelia propongono l’annata 2019, sia provando il Tognano, le cui uve provengono dal vigneto Arianello, o degustando l’ultimo Fiano in commercio, che è la Riserva 2018, ritroverai nel tuo bicchiere di Fiano Rocca del Principe, uno stile preciso, rigoroso e riconoscibile.

Cacio e Pepe di Primavera e Fiano Rocca del Principe

Ricetta: “Cacio e Pepe Primavera” in abbinamento al Fiano di Avellino Rocca del Principe

“Cacio e pepe con il crudo di fave”

ricetta di Marco Follieri

Ingredienti per 4 persone

  • gr. 500 Fave fresche
  • gr. 350 Spaghetti di Gragnano
  • Pepe nero in grani da macinare al momento
  • gr. 160 Pecorino romano semi-stagionato

Procedimento:

Per realizzare la ricetta, per prima cosa vi consiglio di sgusciare e sbucciare le fave. Dopo averle lavate delicatamente, tritatele rendendole di media grandezza. In una zuppiera capiente, unite il pecorino grattugiato, il pepe, appena macinato e tenete da parte le fave.

Notate bene che per la riuscita della ricetta “cacio e pepeContinua a leggere Cacio e Pepe di Primavera e Fiano Rocca del Principe

A Natale 2015 regalate un piacere

Vini da regalare a Natale 2015

In quest’articolo vi suggerisco alcune idee, che possano essere, per i vostri amici, il regalo più gradito per il Natale 2015. 

Lo sapete che la parola regalare deriva etimologicamente dal francese régaler?

(Meglio tradotta come: “offrire un dono, un piacere”).

Ho cercato il significato di régaler sul dizionario Larousse en ligne, e verificate voi stessi, ho trovato, (giuro), quest’esempio: Régaler des amis d’un excellent vin”.

Dunque per i francesi non c’è dubbio: Regalare vino è offrire un piacere.

Verità sacrosanta e aggiungerei, un piacere non solo per chi lo riceve, ma anche per chi lo fa!

Ora non resta che scegliere cosa.

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Il territorio del Fiano

Volete scoprire il territorio del Fiano di Avellino? Partite da qui: “Fiano Terra” il libro di Alessio Pietrobattista

Alessio Pietrobbatista ci offre con questa sua pubblicazione un percorso reale in compagnia dei produttori locali alla scoperta del territorio del Fiano di Avellino.

Da leggere perchè è scritto con cura, (e con cuore), piacevole e completo. Approfondisce le sottozone, facendo chiarezza anche sulle differenti produzioni.

Questo libro è un omaggio alla terra e alle persone che quotidianamente operano in questo territorio, producendo nelle loro cantine, quel vino straordinario che è il Fiano di Avellino.

Un invito a bere “Fiano di Avellino” davvero più consapevolmente.

E certamente una buona guida per visitare il territorio del Fiano.

Il territorio del fiano secondo Alessio Pietrobattistain vendita sul sito dell’editore

 

Buona lettura a tutti!

Cantine Agnanum visita e degustazione

Cantine Agnanum: Visita al vigneto con Raffaele Moccia e degustazione del suo “vino del giorno dopo”

Lo sapevate che Agnano nell’XI secolo era un lago?

Fino al 1870, quando si è provveduto a bonificare il territorio attraverso canali e un traforo per permettere  alle acque di confluire verso il mare, a Bagnoli.

Il suolo di Cantine Agnanum

Questa e altre scoperte ho fatto passeggiando nei vigneti di Cantine Agnanum, in compagnia del produttore Raffaele Moccia. Solo venendo qui si può avere visione chiara di cosa sia il suolo che identifica i Campi Flegrei:  sabbia, sabbia vulcanica, pietra pomice e pozzolana. Continua a leggere Cantine Agnanum visita e degustazione

Sformato di gamberi e zucca gialla

Una ricetta facile e rapida da realizzare: sformato di gamberi e zucca gialla

immagine ricetta sformato di gamberi e zucca gialla

Di Marco follieri

Il migliore periodo per realizzare questo piatto a base di gamberi e zucca gialla va dalla primavera inoltrata fino a piena estate.

Il gusto, con le evidenti tendenze dolci  della zucca gialla e dei gamberi, risulterà molto morbido e avvolgente per cui è opportuno intervenire con una leggera sferzata, ecco perché aggiungiamo la maggiorana fresca, (non ditemi che non l’avete! Si può conservare facilmente in vaso in balcone anche tutto l’anno) e la cannella. Continua a leggere Sformato di gamberi e zucca gialla

Polpo alla Luciana una ricetta alternativa

Ricetta alternativa al Polpo alla Luciana e abbinamento a un Vino bianco aromatico: il Moscato secco di Michele Laluce.

Mi piace cucinare e invitare gli amici a cena. Che sia chiaro, non ho certo velleità da cuoca, il mio divertimento è molto spesso legato al fatto di voler aprire una determinata bottiglia di vino. Infatti i miei menù li scelgo, la maggior parte delle volte, in base al vino e poi in base al pescato del giorno, della pescheria di riferimento. In sintesi le cose vanno così:

  • decido il vino o i vini
  • consulto il pusher-pescivendolo
  • scelgo le ricette (molto spesso da Internet)
  • faccio la spesa
  • mi dedico alla cucina (spendendo molto tempo a rimescolare le ricette scaricate dal web con quelle che ho a casa tra molti libri di cucina e manuali)

In particolare venerdì scorso è andata così:

ho deciso il vino, ovvero il Moscato secco di Michele Laluce, Morbino annata 2013, appena arrivato dalla Basilicata. Bottiglia Morbino Moscato secco Michele La Luce
(Il colore è giallo intenso, all’olfatto è molto aromatico con una bella nota erbacea e sentore netto di mela. Sensazioni al palato: il vino è morbido e strutturato).

ho consultato WhatsApp, che la pescheria Fiorella (via Rocco Cocchia, 10 Salerno) utilizza per aggiornare i clienti sugli arrivi giornalieri. Secondo me fornisce un servizio semplicemente geniale, non solo perché ogni giorno sei informato sulle disponibilità del pescato locale ma si crea anche cultura, nel senso che proponendo perlopiù pesci del Golfo di Salerno, hai la possibilità di dare un nome a certe specie e soprattutto di trovarle!

E venerdì l’immagine inviata del polpo verace, mi ha convinta subito, per cui il messaggio ho risposto rapidamente: “saremo in cinque, tienimene da parte almeno 1 kg. Grazie”.

Aggiudicato l’ingrediente principale, passo a consultare Google, inserisco “polpo verace” e la prima ricetta che appare è quella del Polpo alla Luciana, il testo recita ... uno dei migliori piatti della cucina del sud e in particolare di Napoli, deve il suo nome ai pescatori del borgo di Santa Lucia (per chi non lo ricordasse l’antico quartiere di pescatori napoletani) che lo cucinavano in maniera semplice e gustosa …

Faccio mia la ricetta e vado a fare la spesa immaginando gli ingredienti elencati in abbinamento al vino bianco scelto: sì, l’aromaticità starà bene con il Polpo alla Luciana: proviamo.

Ho tutto quello che mi serve, mi anticipo a cucinare per la sil libro di ricette di marco follieri segreti di cucinaera già all’ora di pranzo così ho tempo di fare con calma le interazioni web-cartaceo ed è così che sbuca il libro di Marco Follieri, il cuoco napoletano, di cui ultimamente ho acquistato il suo “Segreti di Cucina”, edito da Rogiosi.
Poche ricette, suddivise per stagione, molti i trucchi e i suggerimenti , secondo il libro sono quelli a rendere il piatto speciale.
Chiedo scusa al “Polpo alla Luciana” ma alla pagina del libro di Marco dedicata al menù estivo marinaro, ho trovato questa ricetta che trovo molto intrigante:

Insalata di polpo, finocchio, pomodorini e olive di Gaeta

Tra l’altro Marco Follieri è un caro amico, per cui ho colto subito l’occasione per chiamarlo e chiedere informazioni sull’origine della ricetta riportata nel suo libro, mi ha risposto: “E’ una ricetta che ho imparato e rielaborato grazie ad Antonio Tubelli quando ho lavorato con lui (un grandissimo maestro della cucina napoletana).

Ottimo motivo per realizzarla subito:

Ingredienti per quattro persone: un chilo di polpo verace, un finocchio, pomodorini di collina 200 grammi, olive di Gaeta 40 grammi, due limoni, un rametto di prezzemolo, olio EVO, sale e pepe.

La ricetta: pulire e lavare bene il polpo. Far bollire 2,5 l. di acqua assolutamente non salata quindi immergerlo e far riprendere il bollore. Ridurre un po’ la fiamma e cuocere per 20 minuti, schiumando ogni tanto in superficie. Far raffreddare il polpo nella sua acqua. Eliminare la parte della pelle più molle facendo attenzione a non togliere i tentacoli. Tagliare il polpo in piccoli tranci lasciandolo un poco umido. Lavare il finocchio e affettarlo fine, meglio se con la mandolina, privare i pomodorini dell’acqua interna e dei semi, quindi tagliarli a filetti. Snocciolare le olive di Gaeta e spezzarle a metà. Preparare un’emulsione di limoni, sale, pepe, olio extravergine. Unire il polpo, il finocchio, le olive, i filetti di pomodorini, poco prezzemolo e condire con la Citronette Polpo verace
L’ho seguita pedissequamente,  non avrò realizzato la ricetta del polpo alla Luciana, ma una ricetta di tradizione, veloce semplice da cucinare e perfetta per il moscato secco sicuramente.

Sì: obiettivo centrato! insalata di polpo pomodorini e olive di Gaeta

Verticale di Quartara con Mario Mazzitelli

Una serata di degustazione speciale per una serie di ragioni: prima tra tutte finalmente una verticale di  un vino bianco salernitano a Salerno: “il Quartara di Mario Mazzitelli”.

Che dite sarà finito il tempo in cui le degustazioni verticali al sud Italia erano dedicate a blasonati vini ma non delle regioni meridionali? Per carità, non che quelle non le abbia fatte e anzi mi ci sono formata a livello sensoriale,  ma riflettevo con soddisfazione  su quest’aspetto “unico” della degustazione al punto che vale la pena assolutamente condividerla.

Durante la serata abbiamo provato le cinque annate in verticale di Quartara di Mario Mazzitelli, Lunarossa Vini e Passione, un vino a base Fiano, Igt Colli di Salerno, proveniente da vigneti dei monti Picentini a ridosso di San Cipriano, vigneti di circa 10 anni.

Il giovane e sorridente Mario Mazzitelli ci ha raccontato che con questo Fiano ha provato a sperimentare l’anfora come contenitore per la fermentazione, da cui il nome “quartara”.

Appena terminata la fermentazione il vino affina in tonneaux per circa un anno, infine si imbottiglia senza filtrare.

Quartara Fiano Mario Mazzitelli

La verticale di Quartara

Il primo vino degustato Il Quartara annata 2011: un bel colore giallo oro, ma quello che più mi ha sorpreso è l’olfatto, si distinguono sentori di frutta secca, mela cotogna, fico d’india, dunque molto fruttato. Al gusto la componente alcolica è netta. Ma  chiude sapido lasciandomi una nota mentolata al palato.

Il secondo vino: Quartara annata 2010, il colore è giallo dorato,  al naso qui ho percepito note più mature, note fume’ e di nocciola.  In bocca lo speziato del legno si fonde all’acidità. Secondo me in quest’annata il Fiano viene fuori con tutto il suo carattere.

Il terzo vino è il Quartara annata 2009, abbiamo innanzitutto un colore più intenso e al naso oltre al frutto appare una maggiore mineralità. Al palato è un vino equilibrato, lo immagino subito in abbinamento a buoni formaggi di capra.

Il quarto vino è il Quartara annata 2008, colore giallo oro intenso, al naso la speziatura è forte ma rimane anche un aroma agrumato, e ho notato allo stesso tempo una lieve ossidazione.
In bocca l’inizio di ossidazione è più evidente ma non toglie piacevolezza al vino che è assolutamente “pronto”.

Infine abbiamo provato la prima annata prodotta, di Quartara da Mario Mazzitelli, la 2007. Qui il colore è meno intenso rispetto agli altri, e al naso spicca la mineralità, io ci ho sentito anche una lieve nota floreale. In bocca è sapido con l’alcool in evidenza.

Ora quale vi incuriosisce di più?

Sicuramente l’annata 2009 con tutta la sua mineralità è quella che sceglierei per la mia cena di stasera! Ma aspetterei con pazienza anche l’evoluzione dell’annata 2011 che a parer mio saprà dare davvero grandi emozioni.

Grazie Mario di aver proposto questa bella e unica verticale di Quartara!

A proposito, per chi volesse sperimentare la verticale di Quartara, sul sito di Si-Wine enoteca on-line le annate in commercio sono: 2009-2010-2011-2012

Vermentino di Gallura Karagnanj Tondini

Un abbinamento vincente per il Vermentino di Gallura.

Se siete stati nel nord della Sardegna conoscerete già tutto del Vermentino di Gallura, peraltro vino Docg dal 2011.

Questo era quello che pensavo anch’io dopo aver trascorso indimenticabili vacanze da quelle parti e avendo bevuto buonissimi Vermentino di Gallura, sia delle cantine più blasonate sia di quelle meno conosciute.

Eppure qualcosa mi mancava: una mattina di settembre convinco la mia compagnia a fare un’ escursione per cantine, “altrimenti che vacanza sarebbe”? Scovo dalla guida di Slow Wine la Cantina Tondini, e nel giro di un’ora ci siamo ritrovati in questa bella vigna tra le colline dell’alta Gallura.  Accoglienza gioiosa di un bel trio di labrador scodinzolanti e del titolare enologo che ci dedicato  buona parte della mattinata, nonostante la vendemmia in corso. (Lo ringrazio ancora per questo perchè mi ha permesso di scoprire vini straordinari).

Le undici, l’ora più indicata per la degustazione: primo vino provato il Vermentino di Gallura Karagnanj, anno 2010. Grande fascino già dal colore, un giallo paglierino abbastanza carico e brillante. I profumi intensi e avvolgenti, si sono “appiccicati” nella mia memoria olfattiva: tanta frutta gialla matura, sentori di mirto e arbusti selvatici.

Se siete da quelle parti andate a far visita alla Cantina Tondini per degustare il loro Vermentino di Gallura, è un’esperienza da non perdere.

E per l’abbinamento gastronomico?  In questo caso vi suggerisco il piatto regionale con cui ho pranzato quel giorno, e che ho trovato perfetto con il Vermentino di Gallura. Si tratta dei “Culurgiones”,  ravioli di pasta fresca, senza dubbio uno dei piatti più famosi della cucina sarda povera.

Io li ho provati ripieni di patate e menta, conditi con burro e salvia.

La Ricetta dei Culurgiones: per prima cosa si lessano le patate, si sbucciano e si schiacciano per bene. Alle patate si aggiunge olio EVO,  pecorino fresco, sale, menta.  La sfoglia può essere preparata con una miscela di farina e semola da impastare con acqua tiepida salata. Dopo aver lavorato con le mani sino ad ottenere un impasto liscio ed elastico, si stende col mattarello una sfoglia sottile e si ricavano con l’ausilio di un bicchiere dei cerchi di pasta. Su ognuno di questi cerchi di pasta viene messa una pallina di ripieno e poi si procede alla chiusura unendo i lembi della pasta originando una spiga detta in sardo “sa spighitta”. I culurgiones vengono cotti tramite bollitura e serviti semplicemente con burro e salvia.

culurgiones una ricetta sarda
“culurgiones” la ricetta sarda da abbinare al Vermentino Karagnanj

Questo piatto di pasta fatta a mano e il Vermentino di Gallura Karagnanj vi garantisco sono ottimi ingredienti per trascorrere una domenica tra amici progettando il prossimo tour…magari proprio in Sardegna!

Buona degustazione.

 

Torrefavale Cantine dell’ Angelo

Il Greco di Tufo, in Campania, significa anche la rinascita per il territorio di origine, dopo l’abbandono delle miniere.
il busto di Francesco Di Marzo a Tufo

Il Greco di Tufo  sta assumendo, negli ultimi anni, grande valore; grazie al duro lavoro dei produttori di vino,  sta crescendo tutto il territorio, in particolare la zona di Tufo.

Certo sempre rispettando “i tempi della vigna”.

Torrefavale Cantine dell’ Angelo

Uno di questi produttori è sicuramente Angelo Muto. A dire il vero ho “conosciuto” prima il suo Greco di Tufo Docg,  qualche anno fa grazie ad una cena organizzata da una cara amica, legata a Tufo per motivi familiari e quella sera abbiamo provato insieme questo vino così particolare, ricco, intrigante il cui aroma riesce a suscitare emozione.

Così ho cercatetichetta vino greco di Tufo di angelo mutoo un contatto con il produttore e ho incontrato Angelo Muto, una persona affabile e disponibile. Correva l’anno 2011 e da allora puntualmente ho apprezzato il “Greco di Tufo Docg dell’Angelo”, in varie occasioni, spesso alle manifestazioni dedicate ai “vini naturali”.

Dalla fine dello scorso anno Angelo, insieme al suo bravo e giovanissimo enologo Luigi Sarno, ha pensato di affiancare un cru di Greco di Tufo, Torrefavale Cantine dell’ Angelo, proveniente da una delle vigne più alte di Tufo, impossibile da Il Greco nel vigneto Torrefavaleraggiungere se non con un adeguato fuoristrada 4×4 con pilota esperto.

Al vino già prodotto,  è stata aggiunta la denominazione Greco di Tufo Docg “le miniere”, per ricordarci la natura e origine del suolo, dove sorgono i vigneti aziendali, ovvero le antiche miniere di zolfo, che per oltre un secolo e fino agli anni ’70 sono state per la zona un’importante fonte di reddito.

tufo Il vigneto Le miniere con la polveriera

Oggi si è data nuova luce al comprensorio grazie alla valorizzazione e alla cura dei vigneti che sorgono proprio dove, pochi anni fa si estraeva lo zolfo, operando una sorte di riconversione “naturale”.

Non a caso le note minerali spiccano nei vini provenienti dai piccoli appezzamenti di Tufo, localizzati in particolare sul versante delle miniere dove sorge la vigna Torrefavale Cantine dell’ Angelo e la vigna “le miniere”.greco di tufo le miniere

L’annata 2013 è stata prodotta in sole 2000 bottiglie, qui di seguito vi riporto i miei appunti presi velocemente durante l’ultimo assaggio in occasione di Vinitaly 2015: Vino Greco di Tufo Docg Torrefavale Cantine dell’ Angelo 2013 “colore giallo paglierino intenso, naso fresco, erbaceo, minerale. In bocca lascia una ricchezza di torrefavale_greco_le_minieresensazioni, grande finezza e retrogusto di agrumi”.

Che dire Angelo? Posso solo confermare la grande eleganza dei vini che produci, consolidata in modo assoluto dal vino ultimo nato e che tutti i riconoscimenti che sta avendo l’azienda Cantine dell’ Angelo sono pienamente meritati.