“Vorrei prenotare un tavolo per 2 persone alle 20:30, il vino che vorremmo degustare è … per cui cortesemente alle 18:30 ci stappi la bottiglia”
La degustazione non può prescindere da una giusta ossigenazione.
Una sosta almeno nel bicchiere, per lasciare il tempo al vino di prendere confidenza con il mondo esterno e soprattutto con il degustatore.
Personalmente non credo ai vini che si concedono immediatamente, (così come non credo nel grande amore ex-abrupto). Ci sono cose che crescono piano, hanno bisogno di tempo e conoscenza.
Non trovate?
Altrimenti mi spiegate come mai, il vino che ho messo nel bicchiere stasera, appena rientrata a casa, stappato la bottiglia e aperta per la degustazione… al primo sorso era così.
Senza senso. Banale. Silente. Assente.
E ora? Dopo due ore trascorse a tergiversare per casa è un’altra cosa.
Si è aperto al dialogo, anzi, posso dire che la conversazione è diventata fluida e presente.
Sono io che sono cambiata in queste due ore?
Probabilmente sì, ma il vino, vi garantisco è un altro vino, rispetto a poco fa.
Certo come si fa a dire al ristorante aspettate due ore, per la degustazione, che poi il vino si aprirà… è decisamente scomodo: per questo introdurrei una nuova classificazione: vini da bere al ristorante e vini da bere casa.
A meno che il ristorante non sia un posto, meraviglioso, come ad esempio, Torre del Saracino dove il sommelier, di nome Gianni Piezzo, si prenda cura di voi, proponendovi a ogni portata il vino ideale e soprattutto “giustamente ossigenato”.
A pensarci bene c’è un’altra possibilità: al momento della prenotazione al ristorante, chiedete in anticipo anche il vino che volete bere, così al vostro arrivo lo troverete già stappato e pronto per la degustazione.
Stasera è andata così, tra faccende casalinghe e riflessioni, il mio vino me lo godo tranquillamente, senza fretta e senza cibo, sgranocchiando qualcosina, ma niente di che, perchè questo vino, che ora è buonissimo, non ha bisogno di altro, per esprimersi, che il tempo.
Il mio tempo. Il vostro tempo.